
Negli ultimi mesi, come tutti voi sanno, si è diffuso e continua a diffondersi un virus che sta rendendo la vita di tutta la nostra società, e non solo, abbastanza difficile, il COVID-19. Di numeri, prevenzioni e sintomi ne parla chi ha il compito di farlo, come telegiornali e radio, ed è giusto che sia così. In questo articolo parleremo invece, delle metodologie che grandi aziende e piccole e medie imprese stanno adottando per rendere il più normale possibile il lavoro ai tempi del Coronavirus.
Telelavoro e Smart working a confronto
In entrambi i casi è di innovazione che si parla, di tecnologia e sviluppo che si incontrano per dar vita a soluzioni dinamiche e smart, mirate a migliorare le azioni quotidiane. Molto spesso però vediamo i termini Telelavoro e Smart working accostati come l’uno la traduzione dell’altro, ma non è affatto corretto.
Il Telelavoro si adatta ad una normativa datata 09/06/2004, ed è una forma di attività lavorativa che prevede il suo svolgimento presso una sede diversa da quella “istituzionale”, che nel 90% dei casi coincide con la propria abitazione.
Lo Smart working è invece più recente, e risale ad una normativa del 14/06/2017. Si tratta di una modalità di esecuzione dei rapporti di lavoro che, differentemente dal Telelavoro, può avere più sedi per lo svolgimento delle attività. Queste sedi non devono necessariamente coincidere con la propria abitazione, ma possono essere ad esempio spazi di coworking, biblioteche, casa di un collega. Lo Smart working può essere svolto praticamente in qualsiasi luogo che ci metta in condizione di poter lavorare, che abbia ad esempio, una connessione internet adeguata.
Nel Telelavoro inoltre, occorre far sì che il luogo scelto sia un luogo che dispone di tutte le caratteristiche di sicurezza elencate dalla normativa, mentre nel caso dello Smart Working, essendo il lavoratore stesso a decidere il luogo dove svolgere la propria attività, la normativa sulla sicurezza è molto meno dettagliata.
Vantaggi e svantaggi di lavorare in Smart working
Nella situazione in cui ci troviamo oggi a causa della presenza massiccia e diffusa del coronavirus, molte aziende (soprattutto quelle che si trovano nelle zone rosse come Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna) hanno sapientemente deciso di adottare l’innovativo metodo di lavoro in Smart working.
I vantaggi di questa soluzione riguardano sia la possibilità di rispettare le regole emanate dal DPCM in misura maggiore ed in condizioni agevolate, sia la vita di tutti i lavoratori a prescindere dalla presenza del coronavirus. Ecco perché:
- I lavoratori potranno lavorare ognuno dalla propria abitazione, evitando il contatto con i colleghi e con altre persone magari durante gli spostamenti in autobus, tram e treni (nel caso specifico del coronavirus);
- Lo stress lavorativo sarà drasticamente ridotto;
- Gli spostamenti continui casa-lavoro saranno evitati;
- Vantaggi economici su spese per benzina, mezzi pubblici e pranzi fuori casa;
- Il lavoratore sarà più a suo agio in ambienti familiari;
- L’organizzazione degli impegni e della vita in generale migliorerà di gran lunga;
- Ultimo vantaggio, ma non per importanza, è l’aumento elevato della produttività grazie a condizioni di stress che risulteranno quasi inesistenti.
Il discorso dello Smart working ovviamente, è da prendere in considerazione solo per quelle tipologie di lavoro che possono permettere tale pratica, ed il corretto funzionamento dipende da ambedue le parti: dal lavoratore e dall’azienda.
Come tutte le attività che presentano agevolazioni però, ci sono anche determinati svantaggi che vanno ad intaccare l’attività lavorativa in Smart working:
- Il lavoratore sarà meno coinvolto nell’ambiente generale di lavoro;
- Maggiore difficoltà nel lavoro in team (che potrà essere comunque svolto in co-working grazie alle call online);
- Maggior isolamento del lavoratore che a lungo termine, ed in base anche al carattere di quest’ultimo, può risultare improduttivo;
- Minore visibilità agli occhi dell’azienda.
Smart working: sì o no?
Lo Smart working è attivo e praticato regolarmente in tantissimi paesi, ma in Italia non si è ancora diffuso a dovere. Il motivo è da ricercare, come in ogni questione, in motivazione legate alla cultura.
Il discorso però, soprattutto nella situazione di allerta generata dal Coronavirus, andrebbe rivisto ed applicato. Un aumento della produttività ed il concetto di Work Life Balance (equilibrio tra lavoro e vita privata che coincide con la mancanza di opposizione tra lavoro e altri ruoli della vita), devono interessare ed essere presi sul serio dall’azienda, che deve investire sulla fiducia nel lavoratore e sull’elasticità, e dal lavoratore, che deve necessariamente imporre a se stesso lealtà, serietà e rispetto.
Lo sviluppo e l’innovazione possono aiutare, il nostro compito, da lavoratori e da azienda, è permettere che lo facciano, soprattutto quando le situazioni lo richiedono.